L’architetto Chris Precht, dopo un periodo dedicato alla comprensione del fenomeno dei token non fungibili ed il loro recente successo nel modo dell’arte. Ha deciso di abbandonare i suoi progetti di vendita delle sue opere d’arte digitali tramite NFT, proprio a causa dell’impatto ambientale legato al processo di mining dei token digitali.
In un video pubblicato sul suo account Instagram , Precht ha affermato che i token non fungibili offrivano ai creativi un’entusiasmante opportunità per fare soldi.
Infatti gli NFT eb il loro incredibile successo, sta dando ai piccoli studi creativi come il suo studio, una fonte di guadagno potenzialmente redditizia.
Ma ha anche affermato che le emissioni di carbonio associate alla creazione dei token erano “orribili”. Aggingendo anche che “Questo mi lascia un tale senso di colpa ecologico, che questa volta devo dire di no”.
Nel video in cui l’architetto spiega le motivazioni della sua scelta, ha raccontato di aver creato tre opere d’arte digitali con l’obiettivo di venderle tramite token non fungibili in edizione limitata di 100 copie per ciascun opera.
Continua poi riportandoci il calcolo dell’energia necessaria all’elaborazione computazionale, legata alla creazione dei 300 token necessari per le copie delle sue tre opere digitali. Tale consumo energetico equivale all’elettricità che lui avrebbe consumato in 20 anni.
Il calcolo fatto da Precht si basa sui dati riportati su medium.com dall’artista computazionale Memo Akten. Un report che fa parte di una serie più ampia, che verrà raccolta il sito web http://cryptoart.wtf.
In tale articolo, Akten ha indagato sull’impatto ambientale dovuto alle alte emissioni di CO2, a seguito dell’alto impiego di elaboratori impegnati nel token mining della criptovaluta Ethereum. Una criptovaluta, che oltre al grande successo nel mondo delle criptovalute, è anche tra le blockchain più utilizzate per acquistare e vendere opere d’arte tramite NFT.
L’elaborazione dei token di Ethereum è il risultato di complessi algoritmi di tipo Proof of Work, o PoW. Questi algoritimi sono necessari a garantire quello che all’interno del paradigma della blockchain, viene definito come “consenso distribuito”. Ossia l’accordo decentralizzato tra diversi nodi, nel processo di aggiunta di un nuovo blocco alla blockchain.
Questo algoritmo è molto dispendioso in termini computazionali ed energetici, rispetto all’alternativo Proof of Stake (PoS). Ethereum ha più volte dichiarato, il suo impegno per rislovere le problematiche emerse dall’implementazione degli algoritmi di PoS (energeticamente meno dispendiosi) nel raggiungimento del consenso sulla propria blockchain, pur rimanendo sicuro, affidabile e senza controversie.
Il report di Memo Akten, ha preso in esame circa 18000 NFT elaborati per la CryptoArt, arrivando al risultato che l’impatto energetico medio di ogni NFT è di circa 340 kWh, equivalenti all’emissione di 211 KgCO2.
Secondo quanto riportato nel report, ogni singolo NFT, può coinvolgere molte transazioni. Queste includono il mining, l’offerta, l’annullamento dell’offerta, la vendita ed il trasferimento di proprietà. Suddividendo l’impatto energetico ambientale conseguente ad ogni tipo di transazione, otteniamo:
- Mining: 142 kWh, 83 KgCO2:
- Offerta : 41 kWh, 24 KgCO2:
- Annullamento dell’offerta : 12 kWh, 7 KgCO2;
- Vendita : 87 kWh, 51 KgCO2;
- Passaggio di proprietà : 52 kWh, 30 KgCO2;
Ogni singolo NFT ha un impatto energetico equivalente al consumo energetico mensile di un cittadino residente nell’UE, con emissioni di CO2 equivalenti a guidare per 1000 Km, o volare per 2 ore.